Tante volte capitano tra le mani dei gioiellini di tale fattura, usciti da chissà quale underground oscuro in cui il tempo sembra fermarsi e ti ritrovi nuovamente catapultato negli anni 90 più neri, quelli per intendersi in cui il Death e il Black Metal erano ancora grezzi e fortemente suggestionati da sonorità angoscianti e viscerali.
E' il caso degli Italiani Beleth, band che rifiuta ogni tipo di contatto con il mondo mainstream dei social preferendo restare rilegati nei meandri più oscuri dell'Underground e quindi rivolgendosi ad un pubblico sicuramente di nicchia.
Scopro infatti che il trio esiste dal 2017 e che nel corso degli anni hanno pubblicato 2 Full Lenght e 2 EP.
Questa recensione infatti si riferisce proprio al EP "Sacred Whore" in cui si possono sentire influenze di band quali Archgoat, Blasphemy, Beherit e Sarcòfago.
I brani che compongono l'EP sono due: The Sacred Whore, che da il titolo all'opera, e Christian Dogmas.
Il primo brano è il viscerale Blackened death metal tipico delle band sopracitate e con dei riff molto violenti, il testo è cattivo e blasfemico dove è possibile sentire addirittura un orgasmo femminile. Cavernosa la voce.
Il secondo brano è il classico Death Black metal tanto caro ai nostalgici del genere, il testo è malato e malvagio, il riff di chitarra cadenzato e violento mentre la voce così cupa e angosciante è un tuffo negli abissi più neri dell'oscurità cosmica.
Alla fine esce fuori un bel disco che consiglio solamente agli appassionati del genere, questo non è il solito lavoro metal commerciale come anche il panorama estremo ci ha abituati negli ultimi anni. E' bensì un EP che esce fuori dai soliti schemi e che è particolarmente adatto alle orecchie di ascoltatori senza fronzoli e che refugiano particolari attenzioni a lavori musicali veramente estremi e neri come l'abisso.
Voto 8.5